venerdì 27 giugno 2025

"Il volo della cicala" – Un’intervista con Giorgio Ballario


Un investigatore segnato da un passato drammatico, un’isola greca piena di segreti, una Torino in controluce, e un caso editoriale che si tinge di noir. Giorgio Ballario ripropone in una nuova edizione “Il volo della cicala". Il primo romanzo che introduce il personaggio del detective Hector Perazzo.
Lo abbiamo intervistato per parlare con lui  non solo di Perazzo  ma anche del lato oscuro dell’editoria e del viaggio tra due mondi:  quello reale e quello della scrittura 

Giorgio , l'investigatore Hector Perazzo nato dalla tua penna esattamente 15 anni fa, ritorna ora con la riedizione della sua prima avventura "il volo della cicala" con una scelta atipica: la selfpublishing su Amazon , puoi spiegare perché ? 

"Il romanzo uscì 15 anni fa con un piccolo editore torinese che adesso non esiste più. Otre ad aver avuto una diffusione limitata il libro è fuori catalogo da anni, quindi introvabile. Però poi sono usciti altri tre romanzi con questo personaggio, che ha avuto una certa fortuna. Ogni tanto qualche lettore mi chiedeva dove trovare i primi due, così ho pensato di ripubblicare il primo usando la formula dell'autopubblicazione offerta da Amazon, che inoltre permette di far uscire sia il libro di carta sia il formato ebook, che prima non esisteva. E' un esperimento, mi auguro che abbia una diffusione accettabile".

Nel romanzo si intrecciano Torino Creta e l' Argentina, luoghi totalmente diversi tra loro, cosa ti ha spinto a scegliere proprio questi scenari?

"L'Argentina c'è ma solo nei ricordi del protagonista, che è nato laggiù. Creta l'ho scelta a suo tempo perché, oltre a essere un'isola affascinante, è uno scenario anomalo, poco sfruttato nei romanzi, almeno in Italia. Però ho scelto di ambientare la storia in autunno, al di fuori dell'immagine estiva e turistica della Grecia che più o meno tutti conoscono".

Il caso affidato a Perazzo coinvolge un ghostwriter e un celebre scrittore. È anche una riflessione sul mondo dell’editoria e dell’autorialità?

"In parte sì, ho voluto giocare con un mondo che 15 anni fa conoscevo ancora poco, ma nel quale sotto la patina della cultura si celano tanti interessi economici ma soprattutto grandi peccati di vanità. Poi c'è il piacere non troppo originale ma sempre divertente del metalibro, cioè di un romanzo poliziesco nel quale l'oggetto dell'indagine è appunto la ricerca di un romanzo rubato. Un libro dentro un libro".

Il titolo “Il volo della cicala” evoca leggerezza ma anche metamorfosi. C'è un significato simbolico nel contesto della storia?

"Il significato c'è e lo spiega uno dei protagonisti negli ultimi capitoli, perciò non lo posso anticipare. E' ovviamente un significato simbolico, anzi una vera metafora di un certo tipo di vita e di un certo tipo di persone".


Dici di ispirarti a Chandler e Vázquez Montalbán. In che modo hanno influenzato la voce narrativa di Perazzo?

"Perazzo è un investigatore privato vecchia maniera e Chandler è lo scrittore - immortale - che ha reso questa figura professionale un modello letterario. Inoltre, come nel caso di Chandler, qui a raccontare la storia è il protagonista in prima persona. Da Vázquez Montalbán ho cercato di mutuare soprattutto un sottofondo di ironia e i comportamenti controcorrente di Hector, che non è simile al Pepe Carvalho dell'autore spagnolo ma adotta la sua stessa disillusione e leggerezza nell'affrontare la vita."

Il romanzo evita i cliché del noir classico, è stata una scelta consapevole ?

In realtà c'è un cliché enorme, ed è appunto la figura del detective privato, che nella realtà è molto meno romanzesca di quanto appaia nei libri. Però l'ho voluto mantenere consapevolmente, proprio perché ci sono grandi autori che amo che hanno fatto dell'investigatore privato un soggetto letterario. Per il resto, invece, i cliché cerco di evitarli, provo a immaginare un personaggio credibile, con pregi e difetti - molti difetti - e che affronta situazioni realistiche in una società, la nostra, descritta in modo impietoso, come si deve fare in un noir.

Ma Perazzo, con questo ritorno a sorpresa, ha preso il sopravvento sull'altro tuo personaggio il maggiore Morosini ? O ci stai preparando a nuove avventure? 

"Di solito Perazzo e Morosini si alternano, ma il maggiore che indaga nelle colonie africane non è affatto scomparso e tornerà presto, spero all'inizio del 2026. Più avanti tornerà anche Hector Perazzo con un romanzo inedito."

Ballario, insomma, ci porta alla riscoperta di una stagione narrativa capace di fondere introspezione, ironia e mistero.con un protagonista dal grande potenziale: imperfetto, umano, e tremendamente affascinante. 

La serie di Hector Perazzo
I quattro romanzi di Hector Perazzo usciti finora: Il volo della cicala (2010), Nero Tav (2014), Torino non è Buenos Aires (2020) e Il tango dei morti senza nome (2022). 





giovedì 26 giugno 2025

Peppino Impastato: la voce libera che sfidò la mafia con coraggio e ironia

 
"La mafia è una montagna di merda." 
Questa frase, tanto semplice quanto potente, è diventata il simbolo della lotta di Peppino Impastato, giornalista, attivista e conduttore radiofonico siciliano che ha avuto il coraggio di sfidare la mafia... da dentro casa.

 Una giovinezza in contrasto

Giuseppe "Peppino" Impastato nasce il 5 gennaio 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, in una famiglia legata a Cosa Nostra. Suo padre Luigi è amico del boss Gaetano Badalamenti, mentre lo zio Cesare Manzella sarà ucciso in un attentato mafioso nel 1963. Ma Peppino sceglie un’altra strada: quella della legalità, della giustizia e della denuncia.

Già da adolescente rompe i rapporti con il padre ed è cacciato di casa. Nel 1965 fonda il giornalino L’idea socialista e aderisce al PSIUP. Negli anni successivi si avvicina ai movimenti della Nuova Sinistra e si impegna nelle lotte dei contadini espropriati, degli edili e dei disoccupati

 Radio Aut e la satira come arma

Nel 1976 fonda il collettivo Musica e Cultura, e l’anno dopo nasce Radio Aut, una radio libera e autofinanziata che trasmette da Terrasini. Il programma più celebre è Onda Pazza, in cui Peppino, con tagliente ironia, denuncia i traffici mafiosi e prende in giro politici e boss locali, primo fra tutti Badalamenti, soprannominato “Tano Seduto

 L’assassinio e il depistaggio

Il 9 maggio 1978, mentre l’Italia è sconvolta dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro, Peppino viene assassinato. Il suo corpo è fatto esplodere sui binari della ferrovia per simulare un attentato suicida. Ma la verità non poteva essere sepolta: grazie alla determinazione della madre Felicia e del fratello Giovanni, l’inchiesta viene riaperta e nel 2002 Badalamenti è condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio

 Curiosità e memoria

- Il film I cento passi di Marco Tullio Giordana (2000) ha riportato la sua storia all’attenzione del grande pubblico.
- Il nome “I cento passi” si riferisce alla distanza tra casa Impastato e quella di Badalamenti.
- Oggi la sua casa è diventata Casa Memoria, un centro di documentazione e impegno civile.
- La sua frase “Se si insegnasse la bellezza alla gente…” è diventata un manifesto educativo e culturale

Un’eredità viva

Peppino Impastato è diventato un simbolo della resistenza civile, della libertà di parola e della lotta alla mafia. La sua voce,  continua a ispirare generazioni di giovani, giornalisti e attivisti.

"La mafia uccide, il silenzio pure."— e Peppino ha scelto di non tacere mai.

martedì 24 giugno 2025

L'ambulatorio dell' arte del dottor.Romano Ravazzani. Un angolo di arte e medicina a Torino


Metti una città Torino, stringi il campo sul quartiere Cit Turin, precisamente in via Vassalli Eandi 29. Ora entra nella sala d’attesa dell’ambulatorio del Dr. Romano Ravazzani, specialista in neuropsichiatria infantile e ginecologia. No, no, non sei un paziente, sei solo un visitatore. Ma devi entrare a occhi chiusi però, ora siediti. Aspetta qualche secondo, apri gli occhi. Sei nella galleria d’arte più incredibile che si possa immaginare, sei nell’ Ambulatorio dell’Arte. Questa è statos la mia prima impressione quando sono entrata nell' ambulatorio dell'Arte..

Quadri, marionette, stampe…
Quadri di artisti contemporanei, marionette storiche di fine ‘800 di Daniele Lupi, pop art, frasi appuntate su un vecchio radiatore. E poi ancora pezzi da collezione dei personaggi della pubblicità di Carosello ormai sdoganata da vari anni come forma arte. Quindi via alle creazioni di Santo Alligo, Pietro Gallina e del modellista Armando Valcauda papà dei mitici Caballero e Carmencita, Pippo l’Ippopotamo, Don Chisciotte e Sancho Panza tutti facenti capo allo studio pubblicitario più famoso dell’epoca: Armando Testa. Stampe di La Linea di Osvaldo Cavandoli, il sorprendente Varano della sala d’attesa, opera del famoso studio di Michele Guaschino, giocattoli meccanici provenienti da ogni parte del mondo, orologi a parete anch’essi rigorosamente meccanici, ancora quadri, ancora oggetti, ancora colori, ancora arte.
E quindi, no rimane che intervistarlo per farsi raccontare dalla sua voce questa meraviglia. Questa intervista mi è stata conxessa nel 2019, da allora ci sono stati tanti altri passaggi d'arte e progetti nel suo studio , ma andiamo per gradi. 

Romano Ravazzani l’intervista al medico che cura con l’arte

“Le espressioni che fanno le persone quando entrano nel mio studio per la prima volta sono davvero incredibili –  racconta ridendo Romano -. Sono stupefatte, si guardano intorno con aria meravigliata, incredula a volte anche smarrita. Guardano le pareti, poi guardano me, poi riguardano le pareti e non sanno cosa dire”.

È esattamente così. Le persone che entrano senza aver mai avuto modo di conoscere o aver sentito parlare dell’ambulatorio dell’Arte, devono superare un primo momento di stupore assoluto.

” Mi accorgo dai loro sguardi che si stanno chiedendo dove sono finiti – continua Ravazzani sempre ridendo -, ma che non hanno il coraggio di chiedermelo. A questo punto li rassicuro con un: non si preoccupi, lei si trova in uno studio medico, io sono un medico da più di venticinque anni, e questo è un luogo dove viene praticata medicina nel modo più tradizionale! Non so perché ma queste parole hanno sempre un effetto di immediato rilassamento! ”

Cosi conclude Romano continuando a ridere, forse ripensando a chissà quali e quanti volti stupiti ha visto nell’arco di tutti questi anni di vita dell’Ambulatorio.

Toglie ansie e imbarazzi
” Avere la possibilità di far spaziare lo sguardo su pareti decorate con centinaia di oggetti e opere, toglie l’ansia e l’imbarazzo anche dei momenti di silenzio che si creano tra medico e paziente – continua a spiegare – specie quando devo rileggere la storia clinica della persona che ho seduta di fronte, o analizzare referti di analisi”.

In effetti è proprio cosi. E’ un momento catartico quello in cui siamo seduti davanti al medico, mentre lui legge dati su di noi sul computer e piomba, inesorabile, il silenzio. Lui legge, ma la nostra mente galoppa, vorremmo interrompere quel silenzio, vorremmo che ci parlasse subito, saremmo anche disposti a sentirlo leggere ad alta voce termini pressoché incomprensibili pur di non affrontare quel silenzio. I secondi sembrano ore, i pochi attimi giorni interi. Ma nello studio del Dr Ravazzani c è una via di fuga dal fissare la parete immacolata subito sopra il ciuffo di capelli del medico: osservare l’arte che ci circonda e fare sì che i minuti e i secondi siano di nuovo tali e non mostri che ci assalgono.

Che cosa sta guardando?”

“C’è un oggetto o un’opera che la sta interessando particolarmente? quello? Fantastico! Ora le racconto la sua storia. Deve sapere che tanti anni fa l’ho trovato …”

Inizia così il dialogo tra medico e paziente qui all’ ambulatori: con una storia.
Come le storie che ci sentivamo raccontare da bambini. Quelle storie che scacciavano le paure. E allora davanti a noi non abbiamo più il Dr Ravazzani medico, ma abbiamo Romano l’amico, a cui raccontare sogni nel cassetto che magari non tiriamo fuori da anni e che nessuno sa. E non importa se abbiamo conosciuto il dr Ravazzani da cinque minuti e se sei minuti prima non sapevamo nemmeno che faccia avesse. Romano è quello che ha appena finito di raccontarci una storia, che ci ha fatto entrare nel suo mondo personale. Romano ora è quello che sa di noi sogni che magari colleghi di vent’anni nemmeno conoscono.

È la magia dell’ambulatorio dell’Arte. Si ripete per tutti i pazienti, per tutti i giorni, più volte al giorno.


giovedì 19 giugno 2025

Il divano più scomodo della letteratura: un viaggio esilarante con Pierre Jourde



Un trasloco, una famiglia e un divano brutto da morire

Il viaggio del divano letto di Pierre Jourde parte da un’idea tanto semplice quanto geniale: trasportare un vecchio divano letto dalla banlieue parigina all’Alvernia. Ma non è solo un trasloco: è un pretesto narrativo per scatenare una valanga di ricordi, aneddoti e confessioni familiari. 

I protagonisti – due fratelli e la moglie di uno dei due – stipati in un furgone, si raccontano storie vere, tragicomiche, a volte assurde, che spaziano da viaggi in Himalaya a liti condominiali finite al commissariato.
 
Uno stile che fa scintille

Jourde scrive con una penna affilata e ironica, capace di passare dalla comicità più surreale alla tenerezza più ruvida. Il suo stile è brillante, colto ma mai pedante, e riesce a trasformare ogni episodio in un piccolo spettacolo. I titoli dei racconti – come La tazza di tè della vergogna o La conchiglia castratrice – sono già di per sé irresistibili Il ritmo è incalzante, il tono scanzonato, eppure sotto la superficie si intravede una riflessione profonda sui legami familiari, sulla memoria e sull’identità.

Chi è Pierre Jourde?

Pierre Jourde è uno degli autori più originali della scena letteraria francese. Nato nel 1955, è scrittore, saggista e professore universitario. In Francia è noto anche per le sue polemiche letterarie e per il suo spirito anticonformista. Pubblica con Gallimard e ha vinto numerosi premi, ma in Italia è ancora poco conosciuto, nonostante Prehistorica Editore stia portando avanti un lavoro prezioso di traduzione e diffusione delle sue opere[

 Curiosità dal retrobottega del libro

- Il divano protagonista del libro è realmente esistito: era appartenuto alla nonna dell’autore e, a detta di tutti, era davvero brutto.
- Il romanzo è stato presentato al Salone del Libro di Torino 2024, dove Jourde ha raccontato come questo viaggio sia diventato un’occasione per “verificare gli affetti” e ridere delle assurdità 
- Nonostante il tono leggero, il libro è un memoir a tutti gli effetti: ogni episodio è tratto da esperienze reali, raccontate con una sincerità disarmante.

 Perché leggerlo?

Perché è raro trovare un libro che faccia ridere a voce alta e, allo stesso tempo, lasci un retrogusto malinconico e autentico. Il viaggio del divano letto è una piccola perla che mescola il road trip, la saga familiare e il racconto umoristico in un mix irresistibile. E poi, diciamolo: chi non ha mai avuto un mobile ingombrante e un parente testardo da gestire?



martedì 17 giugno 2025

La Biblioteca Méjanes di Aix-en-Provence: dove i libri diventano giganti


Un ingresso monumentale tra i classici della letteratura

Nel cuore di Aix-en-Provence, una delle città più eleganti e vivaci della Provenza, si trova una delle biblioteche più originali di tutta la Francia: la Bibliothèque Méjanes. A renderla unica è il suo ingresso scenografico, con tre giganteschi volumi alti sette metri che rappresentano capolavori come Il Piccolo Principe, Il malato Immaginario e Lo straniero di Camus. Un richiamo immediato all’amore per la lettura, scolpito a caratteri cubitali.

Una biblioteca con radici storiche e visione moderna

La Méjanes ha origini nobili: fu fondata nel 1810 grazie al lascito del marchese Jean-Baptiste Marie de Méjanes, raffinato collezionista e parlamentare, che donò alla città di Aix-en-Provence la sua prestigiosa raccolta di libri antichi. Aperta al pubblico nel 1813, è una delle biblioteche civiche più antiche nate da un’iniziativa privata in Francia.

Per più di un secolo ha trovato sede nell’Hôtel d'Arbaud-Jouques, ma nel 1993 ha cambiato volto e collocazione. È stata trasferita in una ex fabbrica di fiammiferi dell’Ottocento, la Manufacture d’Allumettes, riqualificata per diventare un moderno polo culturale. Questa trasformazione ha dato vita alla Cité du Livre, una vera cittadella del sapere e dell’innovazione.

Cité du Livre: molto più di una biblioteca

Oggi la Méjanes è il cuore della Cité du Livre, un complesso che ospita:

  • la biblioteca centrale con oltre 300.000 documenti;

  • una mediateca per bambini e ragazzi;

  • un cinema d’essai;

  • spazi per conferenze, concerti, mostre e laboratori culturali;

  • archivi audiovisivi e sonori.

La Cité du Livre è uno spazio pubblico multifunzionale in grado di attrarre lettori, famiglie, studenti e professionisti, diventando un punto di riferimento culturale per l’intera regione.

Un simbolo di rigenerazione urbana e creatività architettonica

L’intervento di riqualificazione della fabbrica di fiammiferi non solo ha salvato un patrimonio industriale, ma lo ha trasformato in uno spazio creativo e accessibile. Le celebri copertine giganti all’ingresso sono state realizzate in lamiera dipinta e sono visibili anche di notte grazie a un sapiente gioco di luci. Un segno distintivo che fonde arte, architettura e letteratura.

Curiosità sulla Biblioteca Méjanes

  • I tre libri giganti rappresentano opere di tre autori fondamentali della letteratura mondiale: Saint-Exupéry, Molieres e Camus.

  • L’edificio conserva elementi originali della vecchia fabbrica, come travi e facciate industriali.

  • La biblioteca è coinvolta in numerosi progetti culturali locali e internazionali, inclusi festival, concorsi letterari e attività per le scuole.

  • L’accesso è gratuito e molte risorse digitali sono disponibili anche online.

Informazioni pratiche

Indirizzo: 8-10 Rue des Allumettes, Aix-en-Provence
Come arrivare: facilmente raggiungibile a piedi dal centro storico o tramite trasporto pubblico
Orari di apertura: dal martedì al sabato (consultare il sito ufficiale per eventuali variazioni)

Tappa imperdibile per chi ama la cultura

La Bibliothèque Méjanes è molto più di una biblioteca. È un esempio riuscito di come un luogo del passato possa essere trasformato in un centro culturale moderno e dinamico, capace di stupire per la sua bellezza, la sua funzionalità e la sua originalità. 

giovedì 12 giugno 2025

“Nella mente: di notte un volo, di giorno un velo” di Sara Tedesco








Sara Tedesco e la poesia che scorre come un beat

Se pensiamo alla poesia, spesso ci viene in mente l’immagine un po’ sbiadita di un libro impolverato, versi aulici e un linguaggio che sembra lontano anni luce dalla nostra quotidianità. Eppure, la poesia è viva. E pulsa, vibra, si trasforma. Lo dimostra Nella mente: di notte un volo, di giorno un velo, il sorprendente esordio poetico di Sara Tedesco, un libro che fonde lirismo e ritmo con la naturalezza di chi ha qualcosa da dire – e sa come dirlo.

Pubblicata di recente, questa raccolta si muove con agilità tra introspezione e musicalità, tra dolore e rinascita. È poesia, sì. Ma con un passo nuovo, che richiama da vicino il flow del rap, anche se – come racconta l’autrice – non è stata una scelta consapevole: “Non ho mai deciso di scrivere in stile rap. Per me erano solo parole in rima che suonavano bene e accompagnavano la lettura. Solo dopo, grazie alla prefazione della critica Claudia Pastorino, ho scoperto che c’era un legame con quel mondo”.



Rap e poesia: affinità elettive

A ben vedere, la distanza tra poesia e rap non è poi così ampia. Entrambi giocano con le parole, costruiscono immagini forti, danno voce al non detto. Il rap, in fondo, è figlio della poesia orale, quella che nasceva nelle piazze e si trasmetteva a voce, molto prima che esistesse la pagina scritta. Ed è forse per questo che la scrittura di Sara Tedesco colpisce tanto: ha la forza di una spoken word e la profondità di un haiku.

Versi brevi, taglienti, densi di significato. E un ritmo che non molla mai la presa.

La mente come teatro interiore

Il titolo del libro è già una chiave di lettura. “Nella mente: di notte un volo, di giorno un velo” suona come una poesia a sé. Evoca un luogo interiore dove sogni e pensieri si rincorrono, dove il buio della notte accende l’immaginazione e la luce del giorno porta con sé il velo dell’incertezza. “La mia mente è il luogo da cui tutto è partito – racconta l’autrice – È lì che ho fatto pensieri che sono, in fondo, anche i pensieri di tutti: l’ansia del domani, l’identità, l’amore, il lutto, la volontà di riscatto”.

E allora la poesia si fa specchio: una forma che riflette l’inquietudine di essere umani, ma anche la bellezza del ricomporsi dopo essersi persi.

La musicalità delle emozioni

Le poesie di Tedesco si leggono – e si ascoltano – come piccoli brani in versi. Non serve una base musicale per sentirne il ritmo: è già tutto lì, tra le parole scelte con cura maniacale. “Ogni poesia ha una parola-puzzle che la completa. Anche se non fa rima. Anche se è semplice. Se funziona, fa pluf, e sai che hai colpito nel segno”.

Non si tratta solo di stile. C’è un intento forte, un’urgenza narrativa. Come nel rap migliore, ogni componimento è un racconto, una confessione, un colpo di scena. Lo stupore è l’effetto cercato. E ottenuto.

Quando la poesia racconta la vita

In Nella mente c’è molto dell’autrice. Dalla crisi post-liceale alla fatica delle scelte, dall’amore mai vissuto fino al dolore per la malattia di una persona cara. Ma c’è anche una poetica più ampia, universale: “Amo osservare, paragonare la natura ai sentimenti. Mi ispirano i dettagli della vita, anche i più banali”.

L’influenza dei grandi non manca: Pessoa per la struttura circolare e malinconica, Saffo per la passione struggente e i finali spiazzanti. Ma Sara Tedesco ha trovato una voce tutta sua, personale e autentica, capace di parlare ai lettori di oggi.



L’immagine della rosa e il senso del libro

A impreziosire il libro c’è una copertina tanto semplice quanto potente: una rosa rossa, appassita, su un selciato grigio. “È una foto scattata a Napoli, ai piedi della statua di Dante. Rappresenta l’amore gettato via, sfruttato. Ma anche la mente che rovina ciò che è bello”.

Una metafora visiva che si intreccia perfettamente con il filo conduttore dell’opera: il confronto con se stessi, le cadute e le risalite, il desiderio di riconoscersi nelle parole.

Il valore (ancora vivo) della poesia

In un’epoca in cui la poesia sembra relegata ai margini, libri come questo ricordano che il verso ha ancora molto da dire. E che può evolversi, contaminarsi, rinnovarsi. Sara Tedesco lo sa bene: “Non so se il rap sarà la nuova frontiera della poesia, ma credo che un nuovo stile possa attrarre lettori e far sentire la poesia di nuovo necessaria. Purché non diventi solo una canzone: la poesia deve sempre stupire, interrogare, lasciare un segno”.

Un frammento che resta dentro

Tra i versi più intensi del libro, uno in particolare condensa il messaggio dell’autrice:

Spegnetevi, stelle.
Quand’anche un desiderio avveraste,
non cadevate che nella mia attesa.

Un invito a lasciar andare l’illusione, a vivere pienamente il presente, a riconoscere il valore della propria voce.

E forse è proprio questo il cuore di Nella mente: offrire parole nuove per raccontare ciò che sentiamo, ma non sappiamo ancora dire.

Nella mente: di notte un volo, di giorno un velo è disponibile online. cliccando qui


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mercoledì 11 giugno 2025

Uno, nessuno e centomila: il romanzo che ha smontato ogni certezza sull’identità



Luigi Pirandello ci ha regalato una delle opere più rivoluzionarie della letteratura italiana: Uno, nessuno e centomila. Un libro che scuote le fondamenta della nostra percezione di noi stessi, con un pizzico di ironia e una genialità che non passa mai di moda! Ma la sua riflessione sull’identità nacque da esperienze personali alquanto turbolente.

Vitangelo Moscarda e la crisi dell’identità: una storia che ci riguarda tutti 

Il protagonista del romanzo, Vitangelo Moscarda, vive tranquillo fino a quando sua moglie gli fa notare un dettaglio insignificante sul suo naso. Da quel momento, inizia a chiedersi: Ma come? Io non sono per gli altri quello che io mi conosco essere? Ed ecco che parte il viaggio nella frammentazione dell’identità, dove si scopre che ognuno ha di sé tante versioni quanti lo osservano!  

Pirandello ci porta per mano in questo labirinto mentale con il suo stile tagliente e imprevedibile, facendoci ridere, riflettere e, perché no, anche un po’ tremare all’idea che forse… non siamo mai davvero noi stessi!  

Pirandello e la sua personale crisi: tra follia e genialità

Non bisogna pensare che Uno, nessuno e centomila sia frutto di pura immaginazione..La visione frammentata dell’identità di Pirandello è segnata profondamente dalla sua vita personale.  

🔹 Un matrimonio difficile:La moglie dello scrittore, Antonietta Portulano, soffriva di gravi problemi psichici e la sua instabilità influenza profondamente Pirandello, portandolo a riflettere sulla percezione che abbiamo di noi stessi e degli altri.  

🔹 Il trauma economico: La famiglia è colpita dal fallimento dell’azienda paterna, un evento che costringe Pirandello a scrivere intensamente per mantenersi e che aggiunse ulteriore drammaticità alla sua visione della realtà.  

Pirandello e il fascino del teatro

Mentre il romanzo smonta la certezza dell’identità, il teatro di Pirandello continua questa riflessione in opere come Sei personaggi in cerca d’autore, dove la linea tra realtà e finzione si fa ancora più sfumata.  

Curiosità incredibili su Uno, nessuno e centomila
 
Pirandello impiega quasi vent’anni per scrivere questo romanzo..Pubblicato nel 1926, aveva iniziato a lavorarci già nel primo decennio del XX secolo.  
- Il libro è accolto con reazioni contrastanti: alcuni lo considerano un capolavoro assoluto, altri troppo complesso e destabilizzante.  
- Ancora oggi, è uno dei testi più studiati nelle scuole e nelle università, perché il tema dell’identità è più attuale che mai!  

Perché leggere Uno, nessuno e centomila oggi? 

È un libro che rompe gli schemi, che ci sfida a riconsiderare chi siamo e come veniamo percepiti. Perfetto per chi ama riflessioni profonde ma anche per chi si lascia affascinare dalle trame geniali e imprevedibili.  

La Biblioteca di Brentwood in Tennessee: tra libri, storia e... antiche tombe

La Biblioteca di Brentwood: dove la lettura incontra l’avventura. Nel cuore verde del Tennessee, a Brentwood, esiste una biblioteca che semb...