domenica 2 marzo 2025

L'equivoco del sangue, il giallo di Giorgio Ballario

 



"L'equivoco del sangue": un tuffo avvincente nell'Africa coloniale con il maggiore Morosini

Giorgio Ballario ci regala un'altra perla della narrativa noir con "L'equivoco del sangue", Edizioni Capricorno, settima indagine del maggiore Aldo Morosini. Ambientato nel dicembre 1937, il romanzo ci trasporta nelle affascinanti e tumultuose atmosfere dell'Africa Orientale Italiana, dove intrighi, passioni e misteri si intrecciano in una trama avvincente.

Asmara, dicembre 1937. Un'indagine tra intrighi e passioni

Mentre la città di Asmara si veste a festa in attesa dell’arrivo del duca d’Aosta, nuovo governatore dell’Africa Orientale Italiana, il maggiore Aldo Morosini si ritrova a fronteggiare un caso tutt’altro che ordinario.

Una giovane domestica eritrea, al servizio di una delle famiglie più influenti della colonia, viene brutalmente assassinata a coltellate in strada. Determinato a far luce sull’omicidio, Morosini, accompagnato dai fidati Barbagallo e Tesfaghì, inizia a scavare tra le ombre del prestigioso casato dei Bouchard. Discendenti di coloni stabilitisi in Africa alla fine dell’Ottocento e proprietari di estese piantagioni, i Bouchard nascondono più di un segreto dietro la facciata di rispettabilità.

Quando anche la matriarca Maria Elena Bouchard muore in circostanze sospette, il quadro si fa ancora più intricato. Due morti apparentemente scollegate sembrano intrecciarsi in una rete di interessi nascosti, vendette silenziose e legami proibiti.

Nel frattempo, Morosini si trova combattuto tra due donne e due passioni: l’amore idealizzato e distante per la spia tedesca Erika Hagen, con cui scambia lettere cariche di desiderio e mistero, e l'attrazione irresistibile per Lucilla Santacroce, una donna dal passato turbolento che si rivela molto più di una semplice avventura…

L'equivoco del sangue , settimo capitolo di una saga noir

Ancora una volta, con L'equivoco del sangue, Giorgio Ballario ci trascina nel cuore pulsante dell’Eritrea coloniale, tra le sue atmosfere dense di colori, profumi e suggestioni. Seguendo il maggiore Morosini e i suoi inseparabili collaboratori, Barbagallo e Tesfaghì, ci addentriamo in strade e locali che ormai ci sembrano familiari – questa è la sua settima indagine, dopotutto.

Qui, la realtà si intreccia alla finzione con straordinaria naturalezza: accanto a personaggi di pura invenzione, incontriamo figure realmente esistite, ritratte con una precisione storica impeccabile. Ed è forse proprio questo l’ingrediente segreto del successo di Ballario: la capacità di trasportarci in un’epoca lontana con la fedeltà di un attento storico e, al tempo stesso, il coinvolgimento di un grande narratore noir.

Leggendo le avventure di Morosini, non ci limitiamo a seguirne le indagini: vediamo ciò che vede, respiriamo gli odori che lo circondano, sentiamo il caldo che gli appesantisce i vestiti e la polvere che si solleva sotto i suoi passi.  Perché Ballario non si limita a raccontare una storia: ci immerge completamente in un mondo, facendoci vivere ogni singola pagina.

Intervista a Giorgio Ballario, autore di L'equivoco del sangue

Ho incontrato Giorgio Ballario in un suo firmacopie a Torino, presso la Libreria Edicola Borio agli inizi di febbraio, e durante un incontro con il gruppo di lettura portato avanti dalla libreria stessa gli ho posto qualche domanda.

Giorgio perché la scelta di ambientare questi tuoi romanzi gialli di cui l'equivoco del sangue è il settimo, in questa parte di Africa coloniale italiana

Questa serie inizia lontana nel tempo, perché il primo libro esce nel 2008 e questo è il settimo. Sinceramente all'inizio non pensavo che potessero diventare così tanti. La scelta che ha portato il primo romanzo ad essere ambientato nell'Africa Orientale Italiana è dovuta in parte a una passione personale, a legami familiari proprio con la guerra d'Africa e a una zia missionaria, oltre al fatto che è un fenomeno storico interessante e poco conosciuto. 

Mi sembrava una scelta originale per ambientare un romanzo giallo che richiedeva anche un grande studio a monte che ho svolto su libri di storia, testi dell'epoca, ma anche su strumenti più moderni e a disposizione di tutti sul web.

L'esserti occupato per tanti anni per La Stampa di Cronaca nera e Giudiziaria ha influito sui temi della tua scrittura?

Sicuramente si, poi aggiungiamo anche il fatto che fin da ragazzo  ho la passione per la lettura di romanzi gialli e noir in special modo Simenon con il commissario Maigret. Questa passione si è pian piano trasformata in una passione da scrittore.

Come è avvenuto il passaggio da giornalista a scrittore

La formazione da cronista incide sulla scelta di scrivere romanzi verosimili e affini al reale. La cronaca è sicuramente stata una fucina di idee e di una realtà che certe volta va al di là della fantasia. All'inizio ho trovato molta difficoltà perché come giornalista ero abituato a condensare qualsiasi storia in cinquanta righe. Nel giornalismo occorre essere per forza di cose un po' superficiali, nel senso buono del termine ovviamente. Il romanzo invece, a maggior ragione se è un romanzo storico, ti costringe a raccontare in modo adeguato i fatti e la cornice storica .

Sei mai stato nei luoghi dei tuoi libri

Allora i primi due romanzi li ho scritti senza esserci mai stato, quindi solo sulla base di documentazioni scritte o visive, un po' alla Salgari  mi piace dire. Dopodiché prima della stesura del terzo volume sono stato in Eritrea. Ho visto i luoghi che avevo descritto e molti altri che ho usato nei romanzi successivi

Quanto di te c'è nel Maggiore Morosini

C'è sicuramente qualcosa di me E' un uomo normale a tutti gli effetti, non è il Superman della situazione o dell'investigazione. Una persona come tante nella vita normale. Con le sue ansie, i suoi limiti e le sue debolezze. è il tipico  maresciallo che fino a non tanto tempo fa potevi trovare in qualsiasi stazione di provincia dei Carabinieri. Un personaggio bonario ma serio, non formato alla scuola di CSI ma dotato di molto buon senso ed empatia. 

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